Il colosso indiano sostiene di essere a buon punto "per industrializzare un prodotto finito per il mercato nel corso dei prossimi anni", ma i dubbi sono tanti
- FOTO: le prime foto della Eolo
Ricordate la famosa auto con motore ad aria compressa? La storia sembra infinita perché ora la Tata Tata Motors (che nel gennaio del 2007 sottoscrisse con la Motor Development International del Lussemburgo un accordo per la produzione e la commercializzazione in India da parte di
Tata Motors di autovetture ad aria compressa con tecnologia MDI) annuncia ufficialmente che il progetto va avanti.
"L'accordo - spiegano infatti alla Tata - prevedeva due livelli di attività: una prima fase di trasferimento della tecnologia e di prova del concetto tecnico e una seconda di sviluppo dettagliato del motore ad aria compressa montato sull'autoveicolo. La prima fase di questo programma - prova del concetto tecnico su veicoli Tata Motors - è stata portata a termine con successo con il motore ad aria compressa montato su due autovetture Tata.
E la seconda fase di sviluppo? "Le due società - spiegano ancora alla Tata - stanno lavorando insieme al completamento dei dettagli di sviluppo delle tecnologia e dei necessari processi tecnici per industrializzare un prodotto finito per il mercato nel corso dei prossimi anni".
Insomma si fa sul serio. Ma il dubbio che si tratti solo di un'operazione di facciata messa in scena per gli azionisti rimane. La Eolo, infatti, la famosa auto ad aria compressa, fu presentata nel dicembre del 2001 al Motorshow di Bologna ed ebbe un successo clamoroso. Aprì un grande sito web all'indirizzo www.eoloauto.it che venne subissato di richieste di prenotazione.
Poi riuscì ad avere diversi milioni di euro di finanziamento dalla Ue per aprire diverse fabbriche in Europa, assunse 90 dipendenti in Italia (che finirono quasi subito in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto) ma non andò mai oltre la recinzione di alcuni terreni...
Su Repubblica - molto prima del debutto ufficiale dell'auto al salone bolognese - fummo i primi da dare la notizia, seguendo poi le diverse vicissitudini, che non portarono a nulla di fatto. Ma non per intervento dei colossi dell'auto, per volere dei marziani o per chissà quale altra strana congettura: la Eolo aveva un enorme problema di raffreddamento.
In pratica congelava tutte le tubazioni dell'aria compressa, rendendo la macchina inservibile: Guy Negre, il suo inventore, conosceva bene il problema, ma ha sempre pensato di risolvere il guaio prima dell'entrata in produzione. Cosa che (ovviamente) non ha fatto, e che ora tenta il colosso indiano Tata, che ha stretto un accordo con la ex Eolo. Vedremo con quali risultati. Alla stessa Tata, che ora sbandierano un velato ottimismo, quando nel 2007 strinsero l'accordo con la MDI svelarono che si trattava di un'operazione disperata, ma che vista la loro strategia di gruppo volevano tentare tutte le strade possibili.
Va detto poi che la tecnologia delle vetture mosse ad aria compressa non è infatti nuova (è usata nei carrelli delle miniere fin dagli anni Trenta), ma crea enormi problemi se si tenta si farlo funzionare su un'auto perché ci sono troppi problemi energetici/pratici impossibili da risolvere. La stessa aria per essere compressa, d'altra parte richiede energia, ovviamente.
L'auto ad aria insomma sta diventando una specie di tormentone e, in Italia, a inizio 2007, prima dell'intervento della Tata, finì addirittura in parlamento: "Eolo, l'automobile che funzionava ad aria compressa, che fine ha fatto? Perché è stata fatta sparire dalla circolazione dopo che erano stati installati gli impianti per la produzione?". E' quanto chiese il capogruppo della Lega in commissione Trasporti del Senato, Piergiorgio Stiffoni, addirittura con una interrogazione all'allora ministro dei trasporti Bianchi.
Tata Motors di autovetture ad aria compressa con tecnologia MDI) annuncia ufficialmente che il progetto va avanti.
"L'accordo - spiegano infatti alla Tata - prevedeva due livelli di attività: una prima fase di trasferimento della tecnologia e di prova del concetto tecnico e una seconda di sviluppo dettagliato del motore ad aria compressa montato sull'autoveicolo. La prima fase di questo programma - prova del concetto tecnico su veicoli Tata Motors - è stata portata a termine con successo con il motore ad aria compressa montato su due autovetture Tata.
E la seconda fase di sviluppo? "Le due società - spiegano ancora alla Tata - stanno lavorando insieme al completamento dei dettagli di sviluppo delle tecnologia e dei necessari processi tecnici per industrializzare un prodotto finito per il mercato nel corso dei prossimi anni".
Insomma si fa sul serio. Ma il dubbio che si tratti solo di un'operazione di facciata messa in scena per gli azionisti rimane. La Eolo, infatti, la famosa auto ad aria compressa, fu presentata nel dicembre del 2001 al Motorshow di Bologna ed ebbe un successo clamoroso. Aprì un grande sito web all'indirizzo www.eoloauto.it che venne subissato di richieste di prenotazione.
Su Repubblica - molto prima del debutto ufficiale dell'auto al salone bolognese - fummo i primi da dare la notizia, seguendo poi le diverse vicissitudini, che non portarono a nulla di fatto. Ma non per intervento dei colossi dell'auto, per volere dei marziani o per chissà quale altra strana congettura: la Eolo aveva un enorme problema di raffreddamento.
In pratica congelava tutte le tubazioni dell'aria compressa, rendendo la macchina inservibile: Guy Negre, il suo inventore, conosceva bene il problema, ma ha sempre pensato di risolvere il guaio prima dell'entrata in produzione. Cosa che (ovviamente) non ha fatto, e che ora tenta il colosso indiano Tata, che ha stretto un accordo con la ex Eolo. Vedremo con quali risultati. Alla stessa Tata, che ora sbandierano un velato ottimismo, quando nel 2007 strinsero l'accordo con la MDI svelarono che si trattava di un'operazione disperata, ma che vista la loro strategia di gruppo volevano tentare tutte le strade possibili.
Va detto poi che la tecnologia delle vetture mosse ad aria compressa non è infatti nuova (è usata nei carrelli delle miniere fin dagli anni Trenta), ma crea enormi problemi se si tenta si farlo funzionare su un'auto perché ci sono troppi problemi energetici/pratici impossibili da risolvere. La stessa aria per essere compressa, d'altra parte richiede energia, ovviamente.
L'auto ad aria insomma sta diventando una specie di tormentone e, in Italia, a inizio 2007, prima dell'intervento della Tata, finì addirittura in parlamento: "Eolo, l'automobile che funzionava ad aria compressa, che fine ha fatto? Perché è stata fatta sparire dalla circolazione dopo che erano stati installati gli impianti per la produzione?". E' quanto chiese il capogruppo della Lega in commissione Trasporti del Senato, Piergiorgio Stiffoni, addirittura con una interrogazione all'allora ministro dei trasporti Bianchi.
Fonte: www.repubblica.it
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